MAURO CARON - EX
Presentazione della mostra Ex, Villa Puricelli Guerra, Sesto San Giovanni 2015
Paolo Sangalli conosce sicuramente l’arte contemporanea più grande, di cui si coglie qualche eco, da
Rauschenberg a
Burri, ma trascende i riferimenti fino ad arrivare, attraverso la propria biografia, la propria sensibilità e la propria ricerca artistica, ad una
poetica e ad un segno originali e personali, dove l’astrazione e l’informalità non escludono mai la godibilità del segno e della composizione.
Stampe fotografiche su tela, collage, pittura, manipolazioni concorrono ad evocare i paesaggi dominati in genere da tinte brune o ocra, con sprazzi di rosso, dove si intravedono o si intuiscono edifici o manufatti industriali (una ciminiera, un capannone, un trasformatore, un groviglio di tondini di metallo), qualche lettera, qualche cifra.
Dall’assedio della materia e dal gesto informale emergono quasi a fatica paesaggi che sono oltre che post-industriali, sono
post-umani. La figurazione umana è del tutto assente; rimangono tracce di un suo passato, di una sua non scontata presenza, in macchine, costruzioni, oggetti di cui ormai si fatica a comprendere origine, funzioni, senso. Quello che c’è di più umano, il linguaggio, è disarticolato, frammentato in pochi segni ermetici (che spesso danno titolo alle opere) che non comunicano più nulla, se non l’impotenza a dare un senso compiuto al discorso.
L’arte di Paolo Sangalli è una sorta di archeologia che contempla reperti di un passato lontano, ma che non possiede più gli strumenti per la sua comprensione; che conserva i cocci del suo alfabeto ma che non ha più, o non ancora, scoperto una tavola di comparazione che gli permetta di interpretarne il linguaggio perduto. La materia (come una natura corrotta eppure insopprimibile, leopardianamente indifferente alle sorti umane), si riappropria dello spazio, assedia le sopravvivenze di una figurazione minacciata di estinzione, si richiude su brandelli di immagini ancora a stento leggibili. Le tele non parlano, ma balbettano poche lettere letteralmente sconnesse, in un linguaggio regredito all’infanzia, o sprofondato in una senescenza irrimediabile.
Una dolorosa afasia delle immagini e dell’artista che pure ostinatamente comunica, al di là della suggestiva desolazione di un paesaggio disertato, l’insopprimibile,
lirica nostalgia per un umanesimo perduto.
Mauro Caron
SILVANO LOCCI - ROBOT
Per Arte incenso e Mirra, 2014
Le sculture ed in particolare i
Robot di Paolo Sangalli, nascono dall’assemblaggio di elementi di uso quotidiano recuperati, assemblati incollati e ricuciti. Così viti, bulloni, giunti, cuscinetti a sfera e valvole mutano in
automi pronti a sbarcare nella nostra vita. Queste creazioni sono indubbiamente vere e proprie sculture dove l’artista, forte della sua capacità creativa, combina gli oggetti recuperati riuscendo ad elaborate forme coinvolgenti, particolarmente ironiche che ci trasportano nel suo mondo immaginario.
Silvano Lucci
VALERIA MODICA
Presentazione della mostra bi-personale “Visioni urbane dell’universo maschile”, Galleria Ma Mo Laboratorio Sperimentale per le arti visive, 2016
Paolo Sangalli vive e opera a Milano, le sue opere pittoriche sono realizzate attraverso tecniche miste e collage, paesaggi urbani architetture industriali, particolari costruttivi di macchine dell’ industria rivisitate attraverso linee progettuali e colori forti, forme accennate dinamiche contestualizzate all’ interno di uno spazio che rivive a cavallo tra sogno e realtà.
I luoghi descritti sono rappresentati anche sotto forma di silhouette, le forme nere definiscono lo spazio lo rendono crudo,forte, esprimendo, la decadenza delle vecchie fabbriche abbandonate, diventano i non luoghi che appartengono alla memoria storica del progresso tecnologico del passato, restituiscono allo spettatore l’idea della demolizione dello spazio urbano. Particolari costruttivi di locomotori diventano elementi che catturano la nostra attenzione regalandoci una cruda poesia nostalgica a metà tra decorativismo e nuda materia arrugginita.
Valeria Modica
ANGELO RAVA
Presentazione per Con/Corso Buenos Aires 2014
Le composizioni, su legno, tela e lamiera, nelle quali
Paolo Sangalli opera con un linguaggio di ossidazioni, sfregi, scollamenti ed altre forme di deterioramento, mostrano strutture e scorci di architetture che si fondono con numeri e lettere trasformandosi in un un’
apparizione composita di realtà urbane e industriali. In queste affascinanti composizioni che si collocano tra l’arte figurativa e quella astratta, si coglie la volontà di proporre attraverso il suo particolare linguaggio, elementi di
precarietà, di
deperibilità e di
caducità, a cui l’artista riconosce indubbiamente intrinseca bellezza e grande valore estetico.
Angelo Rava